Si è concluso in pochi minuti il Consiglio dei ministri convocato d’urgenza che ha conferito la cittadinanza italiana a Indi Gregory, una neonata inglese di 8 mesi gravemente malata per una patologia mitocondriale giudicata incurabile dai medici del ‘Queen’s Medical’ di Nottingham. Il giudice britannico ha stabilito che è nel “migliore interesse” della bambina staccare i supporti vitali, seguendo l’opinione dei medici.
L’unica speranza di sopravvivenza della piccola è l’ospedale Bambino Gesù di Roma, ma da Londra, l’Alta corte aveva negato il trasferimento in Italia. I giudici in queste ore dovrebbero staccare la spina per il supremo interesse del minore, spiegano i giudici inglesi, che è quello di non continuare a soffrire.
I genitori non si sono mai arresi e hanno lanciato un appello internazionale. Il Bambino Gesù di Roma aveva risposto accettando di prendere in cura la piccola: “Scriviamo per confermare che siamo pronti ad accogliere e curare vostra figlia Indi Gregory, nata il 24 febbraio 2023, all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma”, si legge. Ma soltanto grazie a questa decisione la piccola potrebbe essere trasferita in un ospedale italiano scongiurando l’interruzione dei trattamenti vitali.
“Una preghiera per la piccola Indi Gregory, a cui il nostro Governo ha prontamente conferito la cittadinanza per poter essere curata con urgenza in Italia, dopo che l’Alta Corte inglese ha disposto per oggi pomeriggio il distacco dai macchinari che la tengono in vita. Grazie ai medici del Bambino Gesù di Roma, sempre disponibili per salvare le vite
dei più piccoli”. Così, in una nota, il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci.
“Tra poche ore Indi Gregory verrà letteralmente uccisa dalle decisioni scellerate e disumane dei giudici inglesi, che hanno dichiarato inammissibile l’ultimo ricorso presentato dai genitori e oggi pomeriggio verranno staccati i supporti vitali. Vengono così calpestati il diritto alla vita, ma anche alla salute e ai trattamenti di cura e di riabilitazione, previsti agli articoli 6, 23 e 24 della Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo. Ci appelliamo direttamente alla Cedu di Strasburgo, che purtroppo ha già bocciato qualche giorno fa un ricorso, ma ora ne è stato presentato un secondo dai genitori Dean Gregory e Claire Staniforth, che con coraggio hanno accettato e accolto la malattia della loro bambina”. Lo afferma, in una nota, Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
“Confidiamo che la Corte – aggiunge – possa cambiare idea e spingere i giudici inglesi a fare altrettanto. Far morire Indi
significherebbe spalancare le porte, ancora una volta dopo Charlie e Alfie, a una mentalità eutanasica di morte galoppante e senza limiti”.
Stefania Losito