Pd, Leu e M5s a favore, centrodestra contrario, Italia Viva decisiva
Fino all’ultimo si è provato a cercare una mediazione all’interno della maggioranza di governo, ma non è stato possibile. Il ddl Zan contro omofobia e transfobia, quindi, andrà all’esame del Senato il 13 luglio, con il rischio che non passi per mancanza di voti.
A spingere per una modifica del testo sia Italia Viva sia la Lega. L’ultimo tentativo è stato fatto nella riunione di maggioranza, nella quale il presidente della Commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, ha proposto di eliminare la definizione di “identità di genere” per trovare un accordo.
Pd, M5s e Leu sono rimasti compatti e hanno detto no: il ddl Zan non si tocca e deve restare così com’è. Il muro contro muro, però, potrebbe costare caro. Al Senato, i 17 voti di Italia Viva potrebbero fare la differenza. Il partito di Renzi, alla Camera, votò a favore ma ora, evidentemente, ci ha ripensato. Al momento sembra che i voti a favore potrebbero oscillare tra i 130 e i 145, quelli contrari sarebbero già 150.
I rappresentanti di Italia Viva e Forza Italia hanno espresso rammarico per la mancata mediazione e via libera alla proposta di Ostellari. Salvini, invece, non le manda a dire: se il ddl verrà affossato a Palazzo Madama sarà colpa di Letta, ha fatto sapere il leader leghista. Il fronte dei sostenitori, invece, risponde sottolineando che hanno aspettato già sette mesi dopo il voto favorevole alla Camera e che quindi un nuovo rinvio di 24 ore sarebbe stato inutile perché non si trovano intese in così poco tempo.
Gianvito Magistà