Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha respinto le richieste giunte al suo governo di evitare un’offensiva militare a Rafah. “Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare”, ha spiegato in un’intervista alla Abc News, “ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra”. “Prenderemo i restanti battaglioni di Hamas a Rafah, che è l’ultimo bastione”, ha poi aggiunto Netanyahu, assicurando che l’esercito fornirà “passaggi sicuri per la popolazione civile” prima dell’avvio dell’operazione militare. “L’approfondimento delle operazioni a Gaza ci porta più vicini a un accordo realistico per il ritorno degli ostaggi”, ha ribadito il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant.
Da Hamas, però, è arrivata una dura replica. Secondo un alto esponente del movimento islamista, intervistato dalla tv della fazione islamica Al-Aqsa, l’azione di terra israeliana a Rafah “farà saltare i colloqui per lo scambio degli ostaggi”. “Ciò che Netanyahu e il suo esercito nazista non hanno ottenuto in più di quattro mesi non lo realizzeranno, non importa quanto durerà la guerra”, ha aggiunto l’esponente di Hamas. Un’altra figura di spicco del movimento, Mohammed Nizal, ha invece dichiarato all’emittente Al-Jazeera che sono in corso colloqui per raggiungere un cessate il fuoco, durante i quali Hamas chiede “il minimo” quando si tratta delle sue richieste. “Netanyahu”, ha spiegato Nazal, “vuole che la guerra continui per restare al potere e non vuole perdere la sua coalizione di destra. Vuole continuare a combattere fino alle elezioni americane di novembre affinché Trump vinca”.
Vincenzo Murgolo