Si sono arresi 250 combattenti ucraini del battaglione Azov barricati nell’acciaieria Azovstal a Mariupol. Mosca pubblica il video della resa, Kiev parla dell’evacuazione come una ‘operazione umanitaria’. Putin afferma che i soldati che hanno difeso l’acciaieria saranno trattati ‘in linea con le leggi internazionali’. Kiev prospetta uno scambio di prigionieri, ma il presidente della Duma russa si oppone: vanno processati. “I criminali nazisti non dovrebbero essere scambiati, ma processati”, ha tuonato il presidente della Camera bassa Vyacheslav Volodin, e oggi l’aula valuterà una risoluzione che vada in questa direzione. Mentre la procura generale ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere gli Azov come “organizzazione terroristica”.
La svolta è arrivata con l’ordine di Kiev ai combattenti asserragliati nell’acciaieria di deporre le armi, ringraziandoli per “l’eroico” impegno. L’irriducibile battaglione Azov ha obbedito e 264 militari – tra cui 50 feriti – hanno lasciato l’impianto. Resta incerta lasorte dei soldati ancora rimasti sotto i tunnel, che potrebbero altri trecento: Zelensky continua a trattare nella “speranza di salvarli”, ma da Mosca arrivano segnali minacciosi, soprattutto verso la milizia
nazionalista: sono “terroristi” e non possono essere oggetto di scambio di prigionieri.
La tregua su Azovstal, annunciata da Mosca nell’82esimo giorno di conflitto per evacuare i soldati ucraini feriti, è stata rispettata. Lo stato maggiore di Kiev ha comunicato che la “guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione”, fermando il piano dei russi di conquistare Zaporizhzhia e permettendo all’esercito ucraino di riorganizzarsi. Ed ha chiesto ai suoi comandanti di concentrarsi sull’obiettivo di “salvare le vite” di chi è rimasto nell’acciaieria. Il capo del reggimento Azov, Denis Prokopenko, che da settimane chiedeva un intervento politico, ha accettato.
Il consiglio comunale di Mariupol ha diffuso un video dei combattenti fuori dall’impianto, controllati dai russi prima di
salire su alcuni autobus. I 53 feriti gravi sono stati trasferiti in una struttura sanitaria a Novoazovsk. Gli altri 211 sono stati portati via attraverso un corridoio umanitario a Olenivka. Entrambe le zone sotto il controllo dei separatisti filo-russi, che infatti hanno parlato di “resa” degli ucraini.
La citta’ portuale, seppur ridotta in macerie dopo quasi tre mesi di raid e combattimenti, garantirebbe ai russi di completare il corridoio di terra che collega il Donbass alla Crimea. Privando l’Ucraina di gran parte dell’accesso al mare.
L’Oms, intanto, lancia l’allarme sulla città portuale ucraina, che rischia un’epidemia di colera.
Stefania Losito