Nel 2023 la spesa media mensile per consumi delle famiglie sale a 2.738 euro, in crescita del 4,3% rispetto al 2022, quando si attestava sui 2.625 euro. Si tratta di un aumento al mese di più di cento euro che in termini reali si riduce dell’1,5% per effetto dell’inflazione. Vuol dire che salgono le spese ma non migliora il potere d’acquisto o il tenore di vita. Sono i dati sui consumi del 2023 pubblicati da Istat.
E’ forse il Nord Italia a impoverirsi di più rispetto al Sud, visto che si assottigliano i divari territoriali: la differenza relativa tra la spesa massima del Nord-ovest e quella minima del Sud scende dal 36,9% del 2022 al 35,2% del 2023.
Il Mezzogiorno resta nella media italiana, a essere più colpito è il Centro. I livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, continuano a registrarsi nel Nord-ovest mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.321 euro) e nel Sud (2.203 euro). In particolare, nel 2023, nel Nord-ovest si spendono in media circa 776 euro in più del Sud, che in Puglia registra un aumento più basso: 2.060 euro mensili, quando nel 2022 non sfioravano i 2mila. Basilicata più costosa: se nel 2022 le spese erano di 2.211 euro, lo scorso anno i lucani hanno speso, ogni messe, mediamente 2.267 euro.
Come nel 2022, anche nel 2023 la voce di spesa che le famiglie dichiarano di aver limitato maggiormente è quella per abbigliamento e calzature, con una percentuale più elevata di famiglie del Mezzogiorno. La quota di spesa per Alimentari e bevande analcoliche è più elevata e nel 2023 arriva al 25%, con 550 euro mensili al Sud, dove si registrano i consumi più alti.
Pagano un mutuo 20 famiglie su cento, al sud soltanto dieci. Il valore medio della rata mensile è in aumento rispetto ai 539 euro del 2022 a causa della crescita dei tassi di interesse sulla quota di mutui a tasso variabile.
Stefania Losito