“Occupo poco spazio, ma spazio tanto”. E poi “piu’ appassionato di pittura che di poesia, piu’ di danza che di canto” e “vivo in montagna, ma omaggio il mare”.
Così dice di se’ Gio Evan, uno dei 26 Big in gara al Festival di Sanremo con il brano metaforico “Arnica”. Appare come una sequenza di contraddizioni, di chiaroscuri, di tutto e il contrario di tutto. Una vita in viaggio dall’India al Sudamerica, citazioni del Vangelo ed esperienze extrasensoriali e un rapporto molto fisico con la natura raccontano la moltitudine, come lui stesos dice, che ha dentro. nuovo album, il terzo, dal titolo
“Mareducato” è il suo terzo album in uscita il 12 marzo (Polydor/Universal Music), un concept album pieno di citazioni e di riferimenti a letteratura, cinema, pittura, religione e diviso in due parti. Nella prima, ci saranno dieci canzoni che rappresentano le tappe di un viaggio immaginario dalla riva al profondo del mare. Nella seconda, dieci poesie inedite accompagnate dalla musica.
Ad accompagnare il disco arriverà anche un nuovo libro dal 16 marzo che si intitolerà “Ci siamo fatti mare” (Rizzoli). “Un modo di dire grazie al mare, dove ho vissuto per due anni. Io che a 14 anni sono andato via di casa scegliendo la montagna come mio ambiente naturale, ho scoperto che il mare ti mette a nudo con te stesso. Non puoi scappare, non puoi nasconderti, come invece si puo’ fare in montagna”.
Prima poeta, seguitissimo su Instagram, poi musicista poeta. “Colpa o merito di una chitarra avuta in dono da un hippie sulla strada per Buenos Aires – racconta Gio -. E ci ho messo un po’ a far andare d’accordo questi due mondi. Dopo dieci libri e due dischi: solo ora hanno iniziato una relazione intima tra loro e non riesco piu’ a distinguere dove inizia una canzone e dove finisce una poesia. Mi sono reso conto che se leggi dei versi in modo diverso diventano una melodia”.
Gio Evan ebbe una impennata di popolarità quando Elisa Isoardi comunico’ sui social la fine della sua storia con Matteo Salvini, citando un suo componimento (“Non e’ quello che ci siamo dati a mancarmi,
ma quello che avremmo dovuto darci ancora”). Cosa avrà pensato in quella occasione? “Non posso dire che
mi abbia proprio fatto piacere. Da antisocial, antisistema, antipolitico quale sono, sarebbe stato piu’ bello se mi avesse citato Dario Fo. Ma sono bombardato da gente che si lascia o si mette insieme con le mie poesie. Ho anche celebrato un matrimonio, ed e’ stato molto bello”.
A Sanremo porta il suo modo di fare poesia parlando di arnica.
“Scritta quando mi sono rotto un dito durante un’arrampicata. Ed e’ una metafora: come l’arnica puo’ curare i traumi fisici, cosi’ con la canzone ho alleviato i traumi dell’anima – aggiunge, dando voce al terapista ayurvedico che è in lui vestendo ora i panni del terapista ayurvedico -. Un fiore perenne che nella sua fragilita’ tende all’immortalita’ e diventa balsamo per attutire le botte del mondo”.
Per la cover che porterà il giovedì al festival ha spiazzato tutti e ha scelto ” Gli Anni” di Max Pezzali. “Con lui sono cresciuto. E poi e’ il mio modo di unire la profondita’ del cielo con la giocosita’ della terra. Vengo da nove anni di veganesimo, da due di fruttarismo, scoprendo che le guerre non servono a niente. Mi sono ripreso l’allegria. Se il percorso spirituale e’ troppo severo, ti perdi. La giocosita’ e’ essenziale. Come la felicita’, delle cui conseguenze spesso abbiamo paura. La felicita’ e’ un lavoro”.
Angela Tangorra