Allegri lascia a casa i sudamericani, Juve in fase sperimentale
E’ stato il derby d’Italia a cavallo degli anni ‘80 – ‘90: Napoli – Juve, testa a testa tra due geni del calcio, come Platini e Maradona. C’erano anche i comprimari da Boniek a Careca e Alemao. Senza dimenticare i vari Tacconi, Giordano, Scirea. Un elenco che potrebbe raggiungere l’infinito e superarlo, per rendere l’idea del fascino che sabato alle 18 avvolgerà lo stadio “Diego Armando Maradona”.
Spalletti l’ha definita “una sfida gustosa”, usando un aggettivo poco comune nel calcio, che nasconde a malapena l’amarezza per le grandi assenze. Il gusto risveglia il palato quando c’è la “Vecchia Signora”, ma senza Dybala, Cuadrado e gli altri sudamericani, il retrogusto è amaro. Gli ex campioni d’Italia scenderanno in campo con una formazione stravolta, piena di giovani emergenti e priva dell’astro nascente del calcio italiano: Federico Chiesa. L’esterno è uscito malconcio dal doppio impegno azzurro. Allegri non ha intenzione di rischiarlo e pensa al debutto in Champions, quando avrà davvero bisogno dei senatori. E’ ancora mister Spalletti che entra in tackle, soccorrendo il rivale in panchina, descrivendo lo scenario surreale. “E’ come andare a teatro senza gli attori principali”, ha affermato, con una frase tipica delle sue conferenze. Nazionali, voli transoceanici, rientri in extremis e jet lag da smaltire: ne sentiremo ancora parlare.
Michele Paldera
credits, foto da profilo ufficiale Facebook SSC Napoli