Ha scritto una lettera ai giudici dicendo che non era in sé. poi ha chiesto scusa anche alla famiglia della vittima. Mecaj Paulin, l’albanese di 31 anni è a giudizio a Lecce assieme ad Andrea Capone, di 28, per l’omicidio di Giovanni Caramuscio, l’ex direttore di banca di Monteroni assassinato durante un tentativo di rapina la sera dello scorso 16 luglio a Lequile, davanti allo sportello bancomat di un istituito di credito dove l’uomo si era fermato a prelevare danaro insieme alla moglie. “Quella sera avevo bevuto molto e assunto cocaina – si legge nella lettera consegnata ai giudici della Corte d’assise – non ero in me. Involontariamente ho premuto il grilletto senza essere cosciente”.
I due imputati hanno già confessato e si sono detti pentiti. Il primo a farlo è stato Capone, seguito in aula dalla confessione scritta del 31enne albanese. Nella lettera l’imputato chiede perdono ai familiari della vittima e racconta di aver “commesso un atto orribile” e per questo chiede “scusa dal profondo del cuore a tutta la famiglia” con l’auspicio, un giorno, di poter essere perdonato.
Nel corso dell’udienza sono state diffuse le foto estrapolate dai filmati delle telecamere di sorveglianza dell’istituto di
credito che hanno immortalato la sequenza del delitto. I giudici, presidente Pietro Baffa, hanno respinto la richiesta di
rito abbreviato avanzata dalle difese perché il reato contestato è punibile con l’ergastolo. Si ritornerà in aula il prossimo 3 maggio.
Stefania Losito