È tornato in libertà, dopo 3 mesi, l’ex assessore regionale pugliese Alfonsino Pisicchio, agli arresti domiciliari dallo scorso 10 aprile con l’accusa di concorso in corruzione e turbativa d’asta. Lo ha deciso la gip Ilaria Casu, accogliendo
l’istanza del legale Salvatore D’Aluiso, che ha sostenuto come non sussistano più le esigenze cautelari, visto che Pisicchio non ha più un ruolo attivo in politica ed essendo trascorse le ultime elezioni.
Pisicchio era stato arrestato per corruzione e turbata libertà degli incanti in relazione alla gara d’appalto da 5,5 milioni
per la gestione della riscossione dei tributi del Comune di Bari. I fatti risalgono al gennaio 2020.
La gara – secondo l’accusa – fu pilotata e in cambio Pisicchio e suo fratello Enzo (anch’egli ai domiciliari, e anche lui da oggi tornato in libertà) ottennero varie utilità (danaro, assunzioni, promesse di assunzioni e un finanziamento illecito per il loro partito) per l’opera di intermediazione svolta nel rapporto illecito tra l’imprenditore che si aggiudicò la gara, Giovanni Riefoli, ai domiciliari, e altri pubblici ufficiali indagati, a cominciare dall’allora dirigente comunale Francesco Catanese (anche lui finito ai domiciliari).
Stefania Losito