In apertura le note della pizzica dell’ Orchestra della Notte della Taranta diretta da Paolo Buonvino, sono apparsi i danzatori popolari salentini di L-E-V Sharon Eyal /Gai Behar, tra i quali hanno sfilato 45 abiti indossati da altrettante modelle in uno strano ma riuscito miscuglio. Già dalla prima uscita della modella con caftano ricamato e treccine rasta da guerriera saracena, Chiuri ha confermato che il suo tributo era
soprattutto diretto all’artigianato locale.
Tutta la collezione stessa e’ stata un omaggio completo all’amata terra di origine della sua famiglia, da parte della stilista, che dirige la maison Dior dal 2016, prima donna a sedere sul trono della griffe piu’ snob della Francia dopo 37 anni di gavetta, come lei stessa ha dichiarato nelle interviste di questi giorni.
Maria Grazia Chiuri e’ nata a Roma nel 1964 ma da genitori pugliesi, il padre, originario di Tricase, in provincia di Lecce era nell’esercito, la madre sarta. A ispirare quelle gonne lunghe e arricciate, quelle camicie candide lavorate a tombolo, quei grembiuli ricamati, i minuscoli gilet, quegli alti bustini stringati in cuoio e quei fazzolettoni legati dietro la nuca, da contadina, i grandi orecchini d’oro a cerchio, sono stati proprio i ricordi di quella terra e delle sue donne, sua nonna, la madre e le sue cinque sorelle.
I tessuti per realizzare le giacche della collezione, provengono dal laboratorio di tessitura delle Costantine, un’associazione di donne che ha sede a Uggiano La Chiesa.
Le sue donne del Salento portano anche i tailleur maschili con il gilet, gli abiti da sera trasparenti e sempre stretti in vita da corsetti. Tanto bianco, nero e cipria, come piace alla Chiuri.