L’avvocato Francesco Fimmanò, direttore scientifico dell’Università telematica Pegaso, esce definitivamente dall’inchiesta che ha travolto l’Adisu Puglia, l’Agenzia regionale per i diritti degli studenti universitari. Le accuse formulate a carico di Fimmanò, difeso dall’avv. Francesco Mastro, erano di abuso d’ufficio, truffa e falso ideologico per un incarico da 30mila euro ricevuto per rappresentare in giudizio l’Agenzia. Il pubblico ministero, inizialmente, ipotizzava che il legale napoletano avesse avuto quel mandato perché vantava un’amicizia con Gavino Nuzzo, ex direttore generale dell’Adisu (ancora sotto inchiesta). L’ex dg era stato anche un docente della Pegaso, di cui è direttore scientifico Fimmanò. All’esito delle indagini condotte dai carabinieri per ordine della procura barese, si è ritenuto che non vi fosse alcun legame di preferenza e che tra i due vi fossero unicamente rapporti professionali. Tanto più che il compito legale era stato conferito per specifiche competenze di Fimmanò, dettate dalla comprovata esperienza e dall’alto profilo dell’avvocato napoletano. La controversia per la quale era stato incaricato aveva per giunta un profilo complesso che soltanto un avvocato come Fimmanò, pur non nell’elenco Adisu, avrebbe potuto rappresentare. Anche il compenso è stato ritenuto equo e nei range indicati dall’ente. Non risultano dagli atti neppure altri incarichi conferiti da Nuzzo a Fimmanò. Da qui, l’archiviazione.
Stefania Losito