I primi 40 anni e poi altri anni ancora sulla scena. Vasco Rossi, che il primo luglio festeggerà al “Modena Park” i 40 anni di carriera, promette che non sarà questa la sua ultima volta: “Non ho alcuna intenzione di fermarmi, questo è poco ma sicuro. La storia non finisce al ‘Modena Park’, anzi, comincia proprio da qui”.
Blasco si sta riposando a Castellaneta marina, nel tarantino, in Puglia, che è ormai la sua seconda casa. A un gruppo di fan consegna le sue volontà presenti e future. Intanto l’evento del “Modena Park” è già un record: 200mila i biglietti venduti mentre altri 20 mila saranno disponibili sul web. Ma la Combriccola conta più di 220 mila persone. Gli altri potranno vedere il concerto comodamente seduti nei 140 cinema che trasmetteranno in diretta il concerto. A Castellaneta con i fan ricorda i suoi esordi, la critica ostile, il successo di “Colpa di Alfredo”, la paura di salire sul palco. E poi quella ragazza che prima di andare con Alfredo gli chiede di essere accompagnata fuori Modena, al Modena Park. E allora Vasco decide di ripartire da dove aveva iniziato: “Dopo 40 anni ci ritroviamo lì, e pensare che io non sapevo neppure esistesse il parco Enzo Ferrari”.
E’ un Vasco che ha voglia di parlare e ricordare quello che i fortunati fan incontrano a Castellaneta. Ricorda la mamma che da piccolo “mi metteva sul tavolo e mi faceva cantare le canzoni di Sanremo, e io mi vergognavo”. E la svolta rock suggerita se non indotta da Gaetano Curreri, il suo primo produttore e oggi leader degli Stadio, che realizzò la versione originale di “Amico fragile”, solo piano e voce: “Non ho mai sostituito il pianoforte, è così che nasce il rock. Poi era un periodo in cui avevo bisogno di stare sul palco con più violenza, in maniera più forte, anche per reagire nei confronti
di un pubblico che ai concerti mi tirava le freccette”.
Il segreto del successo è non farsi frenare da nessuno: “Non ho mai scritto per compiacere nessuno e ho usato un linguaggio, nuovo e sintetico, perchè neiruggenti anni ’80 le persone volevano godere tutto subito: da qui uno stile fatto di slogan, secco e parlato”. In tutti i casi “nessuno mi ha mai tarpato le ali perchè ho avuto la fortuna di cominciare con una piccola etichetta dove neppure leggevano i miei testi, e quindi non potevano censurarli”. E’ nella storia della musica ormai, ma non si sente “un maestro”, anzi ancora si stupisce quando “mi rendo conto quanto le canzoni, in cui racconto quello che ho dentro, diano emozioni così forti: siamo molto più simili dentro di quanto siamo diversi fuori. Sono stato io il primo a meravigliarmi che ci fosse così tanta gente coi miei stessi problemi”.
Ma è difficile non farsi trascinare quando canti col cuore: “Quando canto una canzone provo la stessa emozione di quando l’ho scritta, e vedere che la stiamo provando tutti insieme è come una catarsi”.
Al “Modena park” Vasco Rossi promette solo Vasco Rossi: “Sarà una festa straordinaria: arriveremo a stancarci, se ci arriviamo vivi, e canteremo per più di tre ore canzoni che non è stato facile scegliere. Ogni volta che ne selezionavo una dicevo: eh, però, manca quella, ne mancano un casino. Non vorrei che alla fine fosse ricordato come il concerto delle canzoni che mancano”.
Maurizio Angelillo