Cesare Cremonini si racconta e si confessa in una intervista a Vanity Fair alla soglia dei 40 anni e poco prima che esca il suo nuovo lavoro.
Il cantante bolognese dice: “Sto per compiere quarant’anni e sarei un bugiardo se dicessi che non e’ una cosa su cui sto riflettendo. Circa un mese fa ho perso mio padre, e mentre mi occupavo di quelle disgustose faccende che si impossessano del quadro quando se ne va una persona che ami, mi sono distratto totalmente dal mio percorso. A un tratto mi sono voltato indietro per ricercare la riva, la riva che mi aveva sempre fornito le coordinate per orientarmi e non sono piu’ riuscito a metterla a fuoco. In quel momento ho capito che ero in mare aperto. Forse avere quarant’anni ha proprio questo di bello: per la prima volta non ho un punto di riferimento e credo sia un bene. So che nessuna burrasca mi può uccidere e che la rotta è tutta da inventare”.
“Sono nato nel 1980 – spiega – e la mia generazione e’ stata lasciata abbastanza sola per emanciparsi e poter fare a meno degli altri. Questo ci ha fatto diventare adulti in fretta. Oggi invece molti adulti, sentendosi eternamente giovani, occupano tutti gli spazi destinati ai piu’ piccoli, che non hanno piu’ la propria privacy per giocare in santa pace. Trovo invadente la presenza degli adulti nei social per ragazzini, per esempio.
Andare a caccia di like tra i minorenni sembra essere diventata la nuova occupazione di un sacco di persone”.
L’ultima volta che ha avuto paura: “Quando e’ morto mio padre la parola paura ha assunto un significato molto piu’ chiaro rispetto a prima. E’ stata la prima volta negli ultimi venti anni in cui ho avuto davvero paura di qualcosa”. Il padre, oltre a una catenina che Cesare ora porta con se’, gli ha lasciato una vera e propria venerazione per le donne. “Stamattina ho incrociato lo sguardo di una bellissima ragazza. Le si sono illuminati gli occhi. I suoi e i miei. La mia ragazza non se ne avrà sicuramente a male, ma io credo che idealmente dovremmo provarci con qualcuno tutti i giorni. Provarci in senso lato. E’ un gioco innocente. Siamo entrati in un secolo che a livello globale, sociale e politico è e sarà delle donne”.