In un video tre uomini con una pala nei pressi della sua abitazione
Saman Abbas, la ragazza pachistana scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, non si trova in Belgio come aveva dichiarato il padre. I magistrati non sembrano avere dubbi sul fatto che sia stata uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato in Pakistan. Indagate per omicidio premeditato cinque persone: i genitori della ragazza, due cugini e lo zio.
Gli inquirenti hanno diffuso il frame di un video datato 29 aprile in cui si intravedono tre persone, vicino casa di Saman, vestite con abiti scuri che camminano, distanti l’una dall’altra, una imbracciando una pala, un’altra un secchio con un sacchetto e un altro un attrezzo. Secondo gli investigatori i tre uomini ripresi sarebbero lo zio della ragazza e i due cugini, che stavano andando a scavare la fossa per la giovane, scomparsa il giorno successivo. I genitori, nel frattempo, sono tornati in Pakistan, mentre uno dei cugini è stato fermato in Francia e presto dovrebbe essere consegnato alle autorità italiane.
Secondo quanto ricostruito, la sera del 30 aprile Saman avrebbe tentato la fuga e avrebbe avuto una violenta lite con i genitori. La ragazza e i genitori avrebbero urlato, lei li avrebbe insultati: “Dammi i documenti”, avrebbe detto la giovane al padre. Lui le avrebbe chiesto se voleva sposare qualcuno e lei avrebbe detto che voleva solo andare via. Poi avrebbe preso le sue cose e sarebbe fuggita. Il padre, allora, avrebbe chiamato lo zio perché la riportasse a casa. Lo zio, poi, sarebbe tornato dicendo che tutto era sistemato.
Il fratello minorenne di Saman, testimone chiave del giallo, ha raccontato agli inquirenti che secondo lui la sorella sarebbe stata strangolata dallo zio Hasnain Danish. Il ragazzo sarebbe stato, inoltre, minacciato di morte se avesse parlato con i carabinieri.
La Procura di Reggio Emilia, ormai, sta cercando i resti di Saman. Il procuratore è ottimista sulla possibilità di trovare il corpo della giovane nei campi di Novellara. Si utilizzerà anche un elettromagnetometro. “Io penso – ha detto il procuratore – che un mese sia un periodo che consente di trovare i resti con strumenti che danno conto della discontinuità del terreno”.
Gianvito Magistà