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Liste d’attesa, via al piano per abbatterle che non piace alle Regioni. Il ministro: “A ognuno la sua parte”

Via libera del governo al piano per abbattere le liste di attesa nella sanità pubblica. Un decreto e un disegno di legge che prevedono anche visite di sabato e domenica, Cup, incentivi al lavoro e sanzioni ai direttori delle Asl inadempienti. Critiche le Regioni: “Non ci sono le risorse”. Il ministro Schillaci chiarisce: “A ognuno la sua parte”. Parte tra le polemiche il piano contro le liste attesa che, per il ministro della Salute Schillaci, sono “frutto di un lavoro che ci ha visti
confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. E invece sono proprio le Regioni a lamentare “l’assenza di concertazione”. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute per Conferenza delle Regioni, ribadisce che si tratta di un decreto “astratto e privo di coperture”.
La premier Giorgia Meloni in un video sui social parla di “passi in avanti molto significativi”, ricordando che tutti saranno chiamati a “maggiori responsabilità” compresi i cittadini. Se non si dovessero presentare alla visita, senza disdire con un preavviso di due giorni, “dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta”. La premier annuncia anche 60 milioni per i dipartimenti salute mentale.
Critiche arrivano dal Pd: per la segretaria Elly Schlein si tratta di “fuffa”, “non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”. L’ex ministro della Salute Roberto Speranza sottolinea che “ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda”. E torna lo scontro tra Governo e il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, secondo cui il piano è “una palla immensa”, un “intervento di facciata senza risorse” gli fa eco il toscano Eugenio Giani. “I fondi servono sicuramente però ritengo che questo primo passo importante dia un segnale al sistema” è invece la valutazione del governatore del Lazio Francesco Rocca.
Nel decreto legge, composto da sette articoli, c’è una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, c’è un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico
e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la
prestazione in intramoenia o nel privato accreditato. Divieto di sospendere o chiudere le agende. Un sistema di ‘recall’ eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite e ed esami anche il sabato e la domenica. E in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria.
Sale la spesa per il personale: il 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede anche un piano
d’azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud destinatarie del Programma
Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste.
Nel disegno di legge c’è invece l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo.
L’aumento dei limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati. Inoltre le Regioni assegnano
obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali
della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi,
sanzioni e anche la sospensione.

Stefania Losito

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