Papa Francesco ha scaricato il suo green pass. O meglio, considerata la sua poca dimestichezza con la tecnologia, come lui stesso ha più volte fatto presente, qualcuno dei suoi assistenti ha dotato il Pontefice della sua certificazione verde. Dopo il riconoscimento di qualche giorno fa da parte della Ue, anche il Vaticano, infatti, in questi giorni sta dotando tutti coloro che si sono vaccinati nel piccolo Stato del ‘green pass’. E il Papa è stato il primo.
Se il certificato verde non è richiesto per messe e processioni, si lavora invece in queste ore per gli eventi non religiosi al chiuso, all’interno della Santa Sede. Il primo potrebbe essere l’udienza generale di mercoledì 11 agosto. Si sta verificando se (e come) chiedere ai fedeli il green pass, adeguandosi, come d’altronde sempre fatto in questi mesi segnati dalla pandemia, alla normativa italiana. Il green pass è richiesto invece per le attività di ristorazione legate agli enti ecclesiali, come anche per i musei diocesani e gli eventi che si svolgono al chiuso.
Intanto continua a far discutere la gestione del green pass all’interno delle scuole. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, fa sapere che “servono risorse per assumere personale di segreteria pari a circa 8 mila unità. E serve una banca dati per consentire di conoscere chi non è in possesso del green pass”.
Il rischio, altrimenti – avvertono i presidi – “è che mentre si scarica sugli istituti un’altra mole di compiti, non ci sia il personale a gestirli, e che i dirigenti scolastici vengano schiacciati da una nuova mole di responsabilità”.
“Per i presidi che omettono il controllo ci sono sanzioni, questo è normale – dicono – siamo d’accordo con il Green pass ma chiediamo strumenti per i presidi”.
Michela Lopez