Ryan è ancora vivo, dopo cinque giorni, e stamattina ha bevuto e mangiato qualcosa. Ryan, cinque anni, è finito in un pozzo martedì scorso, mentre con il papà si trovava in una zona di campagna del Marocco, a Chefchauen, a 250 km da Rabat. Il papà conferma: “Gli ho parlato via radio, ho sentito il suo respiro, respira a fatica, ma è vivo”.
E’ bloccato a 32 metri potrebbe scivolare ancora più giù, perché il pozzo è profondo 60 metri. Il piccolo, dopo tutto
questo tempo, è anche a rischio ipotermia. Le ultime immagini arrivate mostrano Ryan che all’una e 30 di questo sabato, si muove. E’ vivo e reagisce. I soccorritori, alle due, hanno detto che mancavano “altre cinque ore di lavoro”. Sono calcoli di matematica e fatica e in questa cabala marocchina, si procede centimetro dopo centimetro, nella speranza di non trovare altri intoppi. L’ultimo ostacolo è una roccia che da qualche ora viene picconata con tenacia. I tubi inseriti tra il cratere scavato dai soccorritori e il pozzo, per consolidare il tunnel di raccordo, spingono contro questa roccia. Restano due metri circa, dicono gli ingegneri, per arrivare al piccolo Alfredino del Marocco.
La sua storia ricorda infatti quella dell’incidente avvenuto in Italia, a Vermicino, finito in tragedia più di trent’anni fa.
C’è una folla intorno al pozzo, i marocchini si riuniscono in preghiera giorno e notte e la gendarmeria mantiene l’ordine per far lavorare bene i soccorritori. Le preghiere risuonano ogni giorno nelle 60 mila moschee del Marocco, c’è chi si dà da fare anche per aiutare i soccorritori come meglio può, cioè ospitandoli nella speranza di poter essere utili. .
Ma c’è anche chi specula sulla tragedia: è stata creata una pagina Facebook a nome del padre di Ryan (che non ha nemmeno un cellulare), e c’è che vende le magliette con il suo volto.
Stefania Losito