Nuova Juve, vecchi problemi. L’illusione è durata poco più di una settimana. Se allo Stadium, con il Sassuolo, i bianconeri avevano dato l’impressione di aver cambiato direzione e di correre con convinzione verso la porta avversaria, a Marassi c’è stato l’inaspettato dietro front. La critica concede ancora alibi a Max Allegri, nonostante il pari a reti bianche di Marassi contro la Samp. Il centrocampo è stato falcidiato dagli infortuni e a conti fatti è lo stesso di un anno fa. Con problemi invariati sulla costruzione del gioco. Il web, dove navigano liberi i tifosi, è invece impietoso con l’allenatore toscano. La piazza è stanca delle vittorie di corto muso; di partite sul filo del rasoio decise all’ultimo minuto o in bilico sino al triplice fischio. Il nervosismo di Max nel post partita è sintomatico di imbarazzo e impotenza. C’è un’ oggettiva difficoltà a tramutare le idee in gioco. E non basta affidarsi all’estro dei vari pezzi da novanta, peraltro malconci già a inizio stagione. Ci vogliono innovazione e organizzazione.
Nella suddivisione delle responsabilità, la società ha fatto la sua parte. Ha garantito acquisti pregiati dopo aver messo in sicurezza i conti. Un esborso da circa 300 milioni di euro rappresenta una rarità nel calcio moderno. Ora la palla è nelle mani di Max, cui non saranno concessi altri bonus. Ha l’obbligo da manager, più che uomo di calcio, di vincere e valorizzare gli uomini che possiede. Altrimenti pagherà con la panchina il deprezzamento dei top player. Il caso eclatante è Vlahovic, ormai ombra del miglior attaccante ammirato in viola. Corre, si sbraccia, incoraggia gli altri. Nei novanta minuti, il ruolo di motivatore è l’unico espediente per conquistare il popolo bianconero. Perché di palloni giocabili non se ne vedono – solo sei in 90 minuti – e di gol da togliere il fiato ancora meno.
Michele Paldera