Conte contro l’accordo in Cdm, ma Grillo ha dato il via libera
E’ battaglia politica, soprattutto nei 5 Stelle, sulla riforma della Giustizia. Giuseppe Conte critica l’accordo trovato in Consiglio dei Ministri: “Bene il lavoro della Cartabia, ma siamo tornati a un’anomalia italiana”, afferma l’ex premier chiedendo “una legittima dialettica democratica in Parlamento”. Per l’intesa con Draghi e i ministri si era speso però il garante del M5S Beppe Grillo e ora si torna a parlare di scissione. In questo clima, si fa più difficile il via libera in Parlamento alla riforma: non solo alcuni nel M5s annunciano di voler cambiare il testo, anche FI e Iv preparano proposte speculari e contrarie, con un impianto più garantista. La riforma incide soprattutto sui termini di durata massima delle indagini, rimodulati a seconda della gravità dei reati. Inoltre, si stabilisce una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Cassazione, tranne i casi particolarmente complessi. Secondo la ministra Cartabia, “non si poteva evitare di correggere gli effetti problematici della riforma Bonafede. Per questo abbiamo stabilito tempi certi e predeterminati per la conclusione dei giudizi di appello e Cassazione”.
Sulla riforma si dividono non solo la politica ma anche gli addetti ai lavori. La ministra Gelmini (Forza Italia) spiega che “abbiamo introdotto norme di maggior tutela per gli indagati, sperimenteremo la novità della giustizia riparativa e daremo un ruolo pro-attivo al Parlamento per indirizzare le politiche di contrasto al crimine”. Per il segretario Pd, Enrico Letta, è “la riforma della giustizia più importante degli ultimi 30 anni”.
Ma le critiche arrivano soprattutto dal mondo della giustizia. L’ex ministro e costituzionalista Giovanni Maria Flick sostiene che sia “un errore accanirsi sulla prescrizione”. “Un ritorno al passato che ricicla la convenienza ad allungare il brodo finchè prescrizione+improcedibilità non intervengano inghiottendo ogni cosa”, è il commento del magistrato Giancarlo Caselli. “Se approvata, questa riforma ci esporrà a rilievi dell’Unione europea, già desumibili da pronunzie della Corte di Giustizia”, sostiene Piercamillo Davigo, magistrato ed ex membro del Csm.
Mauro Denigris