Sull’ex Ilva “c’è l’urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una informativa al Senato ricordando che “nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto”. Quindi “intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio”.
“Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato ma, nel contempo, reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato – ha proseguito il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, al Senato – abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione”. “Sono ore decisive per garantire, nell’immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione, e la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori di natura industriale”.
Il governo intende sviluppare “un piano siderurgico nazionale” costruito su quattro poli complementari “attraverso un progressivo rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti”: Taranto, Terni, Piombino e le acciaierie del Nord Italia. All’Aula Urso ha citato in primis Taranto “che dovrà riaffermare il ruolo di campione industriale, con una filiera produttiva con l’intero ciclo, dal minerale al prodotto finito”.
Stefania Losito