”Andiamo a farci una pizza”, sarà una frase che dovremo pronunciare con molta riverenza. Se l’Unesco inserirà la pizza nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità, un trancio sarà come un pezzo di monumento, non una operazione di gola ma una “magnata” di cultura. “L’arte dei pizzaioli napoletani” è infatti l’unica candidatura che l’Italia presenterà all’Unesco per l’importante riconoscimento. La Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha già inviato la richiesta su proposta del Ministero dell’Agricoltura e con il sostegno del Ministero degli Esteri, dell’Università, dell’Ambiente e dell’Economia. La motivazione è che la pizza “rappresenta l’Italia in tutto il mondo”. Ed è verissimo. E al contrario dei grandi monumenti, che non riusciamo a tutelare, la produzione della pizza è infinita. L’Unesco adesso dovrà decidere ascoltando il parere di 200 Paesi. Un confronto impegnativo anche perché mai una produzione alimentare è stata riconosciuta Patrimonio dell’umanità. Sembra che anche gli americani hanno pensato alla pizza, ma non a quella napoletana: una pizza “american-style” a stelle e strisce. Che poi sempre napoletana è. La notizia della candidatura ovviamente è stata accolta con entusiasmo a Napoli dove alcuni pizzaioli, in testa Gino Sorbillo e Massimiliano Rosati, sul Lungomare hanno preparato sei pizze formando la parola “Unesco”.
Maurizio Angelillo