Il boss Angelo Moccia con la moglie e un imprenditore amico, Giovanni Esposito, il 22 marzo 2017 furono ricevuti in udienza pubblica da Papa Bergoglio. E’ uno degli aspetti emersi nel corso dell’inchiesta che ha portato all’esecuzione di 59 ordinanze di custodia cautelare, 5 divieti temporanei di esercitare attività di impresa e al sequestro di beni per un valore complessivo di 150 milioni di euro, tra Ferrari, immobili di lusso e partecipazioni societarie.
Smaltimento di olii esausti, scarti alimentari, ma anche i grandi appalti di Rfi: questi i settori su cui il clan Moccia aveva allungato i tentacoli, avvalendosi della complicità di politici locali o imprenditori in possesso della certificazione antimafia.
In base alle indagini dei Ros, l’organizzazione aveva ottenuto in Puglia il via libera della Sacra Corona Unita. Si sarebbe accordata con Pasquale Finocchio, ex vicepresidente del consiglio comunale di Bari, e Andrea Guido, consigliere comunale ed ex assessore a Lecce. Accordi che nel 2017 sarebbero stati utili per conseguire l’autorizzazione unica ambientale e raggiungere, tramite la società Soloil, appalti milionari, liberi da controlli della pubblica amministrazione. Finocchio ha fatto sapere tramite il suo avvocato di essere estraneo ad ogni accusa e che presto chiarirà la sua posizione. Guido è stato sospeso da Fratelli d’Italia con effetto immediato.
Il filone di inchiesta sugli appalti di Rfi, invece, ha portato all’arresto di due funzionari dell’unità territoriale Napoli Est, Salvatore Maisto e Stefano Deodato. Avrebbero intascato una tangente da 29mila euro. Tra gli affidamenti sospetti per la realizzazione della linea ad alta velocità, vi è il rifacimento della stazione di Afragola. Indagato anche il tecnico di una società che fornisce sistemi informatici alla Polizia di Stato. Avrebbe bonificato gli uffici degli imprenditori indagati. Sventata, infine, una massiccia campagna denigratoria, con esposti e denunce contro collaboratori di giustizia ed esponenti delle istituzioni.
Michele Paldera