Roberto Vecchioni ha pubblicato “Lezioni di volo e atterraggio” edito da Einaudi. Il volume raccoglie le lezioni private di Vecchioni, professore di liceo, degli anni ’80.
Questo nuovo libro di Roberto Vecchioni, diverso da tutti i suoi precedenti, narrativo per certi versi ma che sarebbe difficile definire romanzo o memoir, e’ il suo piu’ spiazzante, affascinante e coinvolgente e ci racconta il Vecchioni professore di latino e greco, il suo modo di far lezione aldila’ dei programmi relativi al suo insegnamento. E’ un libro di filosofia di strada che insegue pensieri, li elabora e sembra continuamente divagare.
Vecchioni vuol far capire ai suoi ragazzi che siamo le parole che conosciamo, la lingua che riusciamo a usare e più la sappiamo usare, più ricchi saranno i nostri pensieri.
Tante le citazioni presenti nel libro, dalla cultura religiosa e filosofica a quella più popolare, da Dante al calcio, da Platone a De Andre’, da Borges a Bill Gates, dai modi di dire a Alda Merini o i Vangeli, o si scopre quanto abbiano in comune i miti e le fiabe.
Ogni capitolo ricostruisce uno di quegli ”attimi di follia” come li chiama, quelle lezioni tenute all’aperto negli anni ’80, riuniti in un angolo appartato del parco Sempione a Milano, momenti in cui, partendo magari da una parola, spazia con i suoi vivaci alunni su tutto il sapere, si vola alto, apparentemente senza meta, e invece poi sempre si tirano dei fili, si atterra. E per leggere queste pagine bisogna sapersi lasciare andare, entrare in esse proprio senza pregiudizi come fanno l’autore e i suoi ragazzi, la cui sfida e’ ”aggirare l’ovvio, non ripetere il risaputo, bucare il tempo, aprire strade, sondare il possibile, il parallelo, l’alternativo”.
Un percorso al cui centro sono appunto le parole che rivelano e sostanziano i sentimenti. E allora, al centro, arriva la parola amore, sentimento in cui, anche per De Andre’, e’ sempre contemplata, connaturata anche la fine, e che solo la poesia, coi suoi ritmi, la sua musicalita’, esprime in tutta la sua potenzialita’: ”La poesia, ragazzi, non e’ una formula chimica, non sintetizza, non chiude, allarga, evade, sfugge, disintegra
l’attimo e lo sparpaglia per l’universo: una parola, ogni parola, e’ un codice di infiniti mondi, fuori del tempo, i tempi tutti li contempla”.
Angela Tangorra