Non accettava la relazione tra la figlia e l’ex carabiniere Silvano Nestola, e per questo lo avrebbe ucciso, premeditando anche il delitto. Il maresciallo in pensione fu ucciso a fucilate la sera del 3 maggio scorso davanti all’abitazione di sua sorella alla periferia di Copertino, nel Leccese, dove si era recato a cenare con il figlio di 11 anni, testimone oculare del delitto. I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Michele Aportone, 70 anni, di San Donaci, nel Brindisino. Secondo l’accusa, Aportone e sua moglie da tempo si stavano adoperando per salvare in ogni modo il matrimonio della figlia con il marito. Quindi – stando alle indagini – il fidanzamento tra la figlia e il 46enne Nestola rappresentava un ostacolo al loro progetto. Da qui sarebbe nato il piano messo a punto dal 70enne di uccidere l’ex militare.
Aportone è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Per questi fatti è indagata a piede libero anche la moglie dell’uomo che – sempre secondo l’accusa – era a conoscenza del piano del marito.
I due anziani, secondo gli investigatori, avrebbero avuto un’ossessione nei confronti della figlia, a tal punto che la pedinavano tramite un gps che avevano installato sull’auto della donna per controllarne gli spostamenti. E quel gps li avrebbe incastrati, insieme alle immagini del sistema di videosorveglianza di una zona vicina all’area sosta camper “Santa Chiara”, di cui Aportone è titolare, che lo riprendono a bordo del suo Ducato alle 19.30 del giorno del delitto, mentre esce per raggiungere l’abitazione di Copertino; immagini che lo riprenderanno anche al rientro in quella stessa area camper alle 22.30 circa, probabilmente dopo aver consumato l’omicidio.
Aportone, dopo aver lasciato il furgone nei pressi di una carrozzeria di Leverano, avrebbe continuato il percorso a bordo di un ciclomotore dapprima caricato sullo stesso furgone. Il ciclomotore è stato poi, nel corso delle indagini, rinvenuto bruciato, proprio nei pressi dell’area camper gestita da Aportone.
Ulteriori sviluppi dalle indagini sono arrivati dagli esami scientifici eseguiti dal Ris di Roma che hanno accertato la
presenza di minuscole particelle di polvere da sparo sugli indumenti dell’assassino riconducibili ai colpi esplosi da un
fucile da caccia, arma ancora oggetto di assidua ricerca da parte degli investigatori.
Stefania Losito