
La “Buona Scuola” non trova il consenso della giurisprudenza, per lo meno in base all’interpretazione del Tribunale di Trani. Il giudice del Lavoro ha annullato con una ordinanza il trasferimento a Udine, disposto nei confronti di una insegnante di Margherita di Savoia, madre di due figli. La prima conseguenza immediata è l’ordine, provvisorio, al Ministero della Pubblica istruzione di assegnarle una cattedra in Puglia, possibilmente nel rispetto delle preferenze indicate, evitando così lo sradicamento dall’ambiente familiare. La seconda, invece, potrebbe fare “scuola” ed essere ben più pesante per il Ministero. Lo ha spiegato a Radionorba l’avv. Graziangela Berloco, difensore della donna, che ha presentato ricorso. “Se ci sono dei docenti che si trovano nella stessa situazione – ha raccontato ai nostri microfoni – e se sono stati trasferiti immotivatamente in regioni al di fuori del loro ambito di preferenza, possono presentare ricorso ed ottenere l’annullamento temporaneo”. Il caso, insomma, rappresenta un precedente applicabile a migliaia di meridionali “deportati”. Si tratta, però, di un provvedimento non definitivo. Il Ministero della Pubblica istruzione può impugnare l’ordinanza, chiedendone la revoca. Se la otterrà, tutto resterà invariato sino alla sentenza con cui si chiuderà il primo grado di giudizio. “Se c’è la sospensione – ha chiarito a Radionorba l’avv Berloco – tutto resta in stand by. E in teoria l’insegnante deve presentarsi in quella che è la sede scelta d’ufficio”.
Michele Paldera